Immaginate un autentico bestione di un quintale di peso, sollevare potentemente una sorta di smisurato bilanciere da 300kg, molto più simile ad un asse motrice di un camion anche per via degli enormi copertoni ai lati. Immaginate sempre questo bestione, tirare su dei massi di pietra che possono arrivare anche a 100kg. E immaginate quest’omone riuscire anche a trascinare, udite udite, persino dei camion. Ecco in poche parole che sport sia lo Strongman (“uomo più forte”), disciplina che nel suo stesso nome ne racchiude essenza e significato.
Questo sport è nato qualche decennio fa negli USA e si è subito diffuso nei paesi settentrionali ed orientali della vecchia Europa, dove i campioni di questa disciplina sono dei veri e proprio idoli, giungendo a competere per fama con gli antichi e leggendari eroi nordici. Pensiamo alle vicende del famosissimo, ma dal nome impronunciabile per noi latini, Hafþór Júlíus Björnsson che molti di noi comuni mortali conoscono per il ruolo de “La Montagna” nella serie “Il trono di Spade”.
Intervista ad Antonio Luchena
Visto il suo rude e virile fascino, e vista anche la sua popolarità in aumento, non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di intervistare uno dei migliori esponenti di questo sport del nostro Paese. Ed eccoci quindi davanti ad Antonio Luchena, un omone di un metro e ottanta che supera di ben tre chili la soglia psicologica dei cento chili, foggiano classe 1982, vegetariano, che vive e si allena in quel di Collecchio, nella industriosa e feconda provincia di Parma, nel box “Audere Athlete”.
Tra le altre cose è stato appena cinto dell’alloro della vittoria all’”Emilia Strongman Cup 2016”, ultima tappa, prima della fase finale, del campionato italiano Strongman Italia, tenutasi lo scorso fine settimana proprio nella sua Collecchio.
Di carne al fuoco ne abbiamo tanta, e visto anche che temiamo la voracità di Antonio, non sia mai ci finissimo noi sul braciere, togliamoci subito qualche curiosità.
Vuoi diventare “la montagna” italiana?
No, io voglio diventare un abisso nero che dilaga cibandosi delle larve di miserabile umani quindi per ora mi accontento di essere il “Flagello del Sud”, ahahahahh.
Come hai conosciuto lo Strongman?
Sono sempre stato affascinato dalle prove di forza finché un pomeriggio, mentre guardavo le prove dei CrossFit Games, mi sono imbattuto in video motivazionali dove alcuni uomini enormi ribaltavano auto ed altri trainavano camion, aerei e per assurdo una nave! A quel punto preso dall’istinto e dall’incoscienza sono andato alla ricerca di qualcuno che potesse indirizzarmi in questo sport ottenendo subito la disponibilità di Francesco Gioia e di tutta l’organizzazione e gli atleti della FISMAN (Federazione Italiana Strongest Man).
Sappiamo che sei passato alle gare Strongman dopo aver praticato MMA e CrossFit®. Cosa hai trovato in più nella tua attuale disciplina rispetto alle altre che hai praticato?
Senza nulla togliere ai precedenti sport praticati che tutt’ora seguo, nello Strongman ho trovato un ambiente più familiare ed amichevole. Durante la prova o sei forte e ti trasformi in una bestia assetata di sangue o inizi a morire, ed è proprio in quel momento che ti senti supportato non solo dai tifosi ma anche dai tuoi avversari che tifano per te come tu per loro.
Quali sono state le competizioni a cui hai partecipato e i piazzamenti raggiunti?
Pur se ho iniziato a competere seriamente solo quest’anno, qualche piccola soddisfazione me la sono tolta. Sono arrivato secondo, nella categoria 105kg, all’Italian Championship. Sono arrivato 4° nella “Ironman Classic 2016” a Lugnano (Pisa). Allo “Strongman Italia 2016” sono arrivato 5° nella tappa di Palmanova (Udine), 3° in quella di Pontedera (Pisa), e 2° nella recente tappa di Rosignano (Livorno).
Sei uno sportivo professionista, ossia riesce a fare questo di mestiere?
Attualmente in Italia per essere sportivo professionista hai tre possibilità: diventare un calciatore di serie A, essere di famiglia benestante e fottertene di andare a lavorare, provare ad arruolarti in qualche forza armata con la speranza che ti prendano, farti notare da qualche sponsor che più di qualche misero riconoscimento all’anno non riesce a darti. Per fortuna essendo l’head coach di “Audere Athlete” riesco ad allenarmi da professionista, ma di professione faccio tutt’altro.
Amara e cruda verità che unisce quasi tutti gli sportivi di alto livello esclusi calciatori e pochi altri. Togliamoci qualche sassolino dalla scarpa. A proposito dei “secchi” e della visione facilona che vede i praticanti di sport di forza come energumeni tutti muscoli e poco altro, tu cosa rispondi?
Che questi gentili uomini tutto muscoli e tanta sostanza, il cervello ce l’hanno eccome! Sollevare un peso o spostarlo richiede tecnica, intelligenza, allenamento, costanza e dedizione.
Nel calcio ad esempio, il cervello, con una serie di calcoli istantanei, elabora la miglior soluzione possibile inviando informazioni neurali agli arti per compiere il miglior gesto atletico possibile che consenta di calciare il pallone nella porta avversaria. Più o meno funziona così anche negli sport di forza e potenza, unica differenza che per farlo bisogna davvero allenarsi scientificamente secondo criteri specifici e ben dettagliati, anche perché non si tratta di giocare a calcetto né tantomeno di fare la corsettina della domenica mattina, ma di sollevare anche più di 300kg di ghisa e portarla a spasso.
Tutti hanno i propri punti di riferimento nello sport, da cui hanno tratto ispirazione, e che rappresentano i punti di riferimento. Per te quali sono?
In Italia il mitico Francesco Gioia, autentico pioniere organizzatore e mentore per tutti noi praticanti. Per l’autentica e sana “ignoranza” e le imprese storiche la leggenda polacca Mariusz Pudzianowski, uno che è stato capace di vincere per cinque volte il titolo mondiale, e il campione britannico Eddie Hall.
Dal tuo punto di vista interno, come prevedi le dinamiche future di questo sport?
Lo Strongman è uno sport che a determinati livelli richiede determinati requisiti che non tutti hanno, ma la FISMAN ha reso accessibile questa disciplina alle donne e a chiunque vuole cimentarsi grazie alle categorie di peso fino ad arrivare ai pesi super leggeri. Inoltre la mia esperienza personale ha permesso di riscontrare numerose analogie fra lo Strongman e il CrossFit. In entrambi i casi forza massimale e forza resistente, agilità, velocità, coordinazione, potenza massimale e potenza resistente, sistema cardiovascolare, sono di estrema importanza, cambiano solo i carichi di lavoro ma per il resto siamo li.
In futuro molti atleti come powerlifter, weightlifter, crossfitter, rugbisti e lottatori si sfideranno in questo sport per mettersi alla prova aumentando sia il livello competitivo che quello tecnico, per cui sicuramente diventerà uno sport di tendenza, speriamo non modaiolo come quelle attività commerciali per secchi.
Hai tirato ancora in ballo la categoria sociologica dei “secchi”, categoria che risulta essere sempre uno dei bersagli preferiti degli sportivi della forza. Potresti spiegarci se hai in mente la “fauna” che vive la propria esistenza nel mondo della palestre tradizionali?
Avendo avuto modo di girare un po’ per l’Italia e Insegnando in un box CrossFit ho avuto modo di classificare la categoria dei secchi in due schiere: i miserabili e i veri uomini.
I miserabili sono quelli che prima di iscriversi in palestra comprano le proteine, poi vanno ad allenarsi sporadicamente con l’intento di mettere su massa e agganciare qualche preda dell’universo femminile. Universo femminile nel quale gli esemplari per la maggior parte frequentante esclusivamente corsi tipo step o zumba per paura di diventare grosse e muscolose.
Il tutto dura solo qualche mese a giorni alterni, finché altri presunti impegni, tipo andare all’aperitivo o al bar, oppure il non aver voglia di andare ad allenarsi dopo lavoro per guardare qualche stupida serie televisiva, iniziano irrimediabilmente a prendere il sopravvento riducendo la maggior parte di loro a seguire il calcio con smania provando a concretizzare goffamente le azioni calcistiche di serie A in macabre partitelle di calcetto, per poi tornare in palestra dicendo di aver fatto gambe il giorno prima.
Poi arriva maggio e in quel periodo il secco tenta il miracolo trasformandosi in “seccofit”, trasformazione prespiaggistica dello stesso, ovvero si iscrive in palestra allenandosi brutalmente e, se posso prendere in prestito l’espressione che utilizza l’accademia della Crusca, a cazzo di cane, con schede e workout inutili, suggerite per sentito dire dal cugino dell’amico che è stato campione del mondo di lancio della pancetta.
Esempio di veri uomini e vere donne sono tutti quei secchi che si allenano tutto l’anno duramente con costanza e dedizione e sacrificio, che pur rimanendo secchi riescono a fare i numeri in silenzio e con tanta umiltà. A questi ultimi ho sempre dato rispetto e tanta disponibilità.
Comunque a parte gli scherzi non ho nulla contro i secchi o i grossi tranne il fatto di essere stufo di dover spesso perdere il mio tempo ad ascoltare e rispondere ai soliti luoghi comuni di gente miserabile e disinteressata.
Conclusioni
Un consiglio che posso dare ai lettori è questo: l’aspetto esteriore è la conseguenza dello sport praticato quindi lasciatelo un po’ da parte se volete ottenere i numeri e allenatevi sul serio in maniera scientifica e programmata stando attenti anche all’alimentazione. I risultati verranno da soli e saranno garantiti.
Bene. Dopo queste sante parole, che ahi noi ti avranno fatto perdere tanti punti da parte degli assidui frequentatori delle nostre amabilissime sale pesi, ci siamo fatti un’idea più articolata del mondo degli Strongman. Non possiamo che ringraziare Antonio Luchena per la sua intervista e del tempo che ha voluto dedicarci e rimaniamo sempre a disposizione nell’eterna lotta tra grossi e secchi. Alla prossima.