Lo sport è uno stress. Stress certamente benefico ma pur sempre fattore esterno che costringe la creatura uomo a fronteggiarlo. Pur con tutti i benefici che l’attività fisica concede, non sempre fare più sport è meglio. Vediamo perché.
(Per sport intendiamo un’attività fisica che porti il corpo ad un adattamento. Farsi una sudata o un balletto a tempo di musica non rientra in questa casistica)
Quando troppo sport fa male
Tra i casi in cui non è consigliato un eccesso di sport troviamo un lungo periodo di restrizione alimentare. Dovuto ad un regime basso in termini energetici (ipocalorico) o basso in termini di carboidrati (ipoglucidico) e/o basso in termini proteici. In questi casi un eccesso di attività sportiva, svolta soprattutto in regime glicolitico o aerobico, potrebbe essere controproducente.
Associando lo stress dovuto all’attività sportiva allo stress dovuto al regime alimentare (anche una nutrizione restrittiva è un segnale di penuria per il nostro organismo), e senza contare gli altri fattori esterni come socialità, affetti, politica e lavoro, il troppo potrebbe “stroppiare”.
Il corpo infatti non riuscirebbe a tamponare gli effetti catabolici, infiammatori e ossidanti dell’allenamento, né a livello locale (muscolare e cellulare), e nemmeno a livello centrale (neurale). Questo potrebbe portare ad un peggioramento delle prestazioni e della composizione corporea (ecco spiegato in parte come mai le puellae si ritrovino le gambe “gonfie” dopo lo sport).
Supercompensazione e sovrallenamento
Altro motivo per cui sarebbe dannoso un eccesso di sport è quello legato al concetto di “supercompensazione” e “sovrallenamento”.
La teoria della supercompensazione ci insegna che l’organismo, dopo essere stato sottoposto ad uno stress, reagisce adattandosi allo stimolo iniziale. Ciò avviene dopo un tempo di recupero rispetto allo stimolo allenante iniziale. Pensiamo ad esempio ad una persona che decida di prendere il sole: il corpo reagirà allo stress dato dal sole abbronzandosi e migliorando quindi il proprio livello di protezione dai raggi solari.
Ovviamente questa teoria ha senso come “modello” perché sappiamo bene che ciò avviene ma ogni ambito possiede diversi tempi di adattamento (ed esempio muscoli supercompensano prima dei tendini oppure sistema anaerobico supercompensa prima dell’aerobico e così via). Inoltre è praticamente impossibile valutare scientificamente il quando, ossia il tempo in cui la supercompensazione sia avvenuta.
Al di là della seppur interessante discussione di cui sopra, ciò che mi preme sottolineare è che la cosa importante sia capire che il recupero è importante tanto quanto l’allenamento. Perché proprio durante il recupero l’organismo migliora il proprio livello.
Ecco perché un eccesso di allenamento, sia un singolo stimolo troppo pesante, sia troppi stimoli ripetuti senza recupero tra gli stessi, porterà ad una condizione di sovrallenamento. In cui non solo non vi sarà supercompensazione, ma questo eccesso di stress potrebbe portare a condizioni pre patologiche o patologiche (come abbassamento del sistema immunitario, perdita di appetito e di sonno, disturbi dell’umore, fino a fratture da stress e alterate condizioni psicologiche).
Sono condizioni di sovrallenamento chiamate “overreaching” (la più leggera) e “overtraining” (la più pesante). Se prendo troppo sole non mi abbronzo ma mi scotto.
“Metriotes” dicevano gli antichi, “giusto mezzo” apprendiamo noi moderni. Ma la sostanza rimane sempre la stessa.